LO SPECCHIO
Ero in crisi con mi marito, ancora una volta avevamo litigato, mi sentivo non amata, io cercavo nei suoi occhi lo sguardo dei primi tempi, le pupille dilatate per la gioia di vedermi, il nostro rapporto invece languiva in una squallida normalità.
Piansi a lungo quella sera, mentre lui dormiva sonni tranquilli.
Davanti allo specchio del bagno mi guardavo, non ero cambiata molto da quando ci eravamo conosciuti, perchè in lui si era spento il desiderio di me? Perchè i nostri incontri erano sempre assolutamente normali?
Lui diceva che era normale comportarsi così, che il piacere di stare insieme non doveva trasformarsi in uno stress.
Io invece sognavo sempre passioni travolgenti, incontri folgoranti come se fosse la prima volta che ci vedevamo.
Così quella notte, in preda alla disperazione, perchè mi sentivo inascoltata, decisi di farla finita. Non aveva significato per me una vita grigia, monotona, non illuminata da un amore che scalda e sconvolge.
Mi guardai a lungo nello specchio, i miei occhi erano gonfi, il volto tumefatto dal lungo piangere. Quasi meccanicamente presi il rasoio di mio marito e liberai la lametta in esso contenuta.
Cercai di prepararmi psicologicamente al fatto, sì, mi dissi, voglio farla finita. Chiusi gli occhi, poi li riaprii, poi li richiusi e poi... mentre stavo per compiere il folle gesto, sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Rimasi un attimo ferma, perplessa. Pensando che fosse mio marito, continuando a tenere gli occhi chiusi, cominciai a piangere.
Piansi a lungo quella sera, mentre lui dormiva sonni tranquilli.
Davanti allo specchio del bagno mi guardavo, non ero cambiata molto da quando ci eravamo conosciuti, perchè in lui si era spento il desiderio di me? Perchè i nostri incontri erano sempre assolutamente normali?
Lui diceva che era normale comportarsi così, che il piacere di stare insieme non doveva trasformarsi in uno stress.
Io invece sognavo sempre passioni travolgenti, incontri folgoranti come se fosse la prima volta che ci vedevamo.
Così quella notte, in preda alla disperazione, perchè mi sentivo inascoltata, decisi di farla finita. Non aveva significato per me una vita grigia, monotona, non illuminata da un amore che scalda e sconvolge.
Mi guardai a lungo nello specchio, i miei occhi erano gonfi, il volto tumefatto dal lungo piangere. Quasi meccanicamente presi il rasoio di mio marito e liberai la lametta in esso contenuta.
Cercai di prepararmi psicologicamente al fatto, sì, mi dissi, voglio farla finita. Chiusi gli occhi, poi li riaprii, poi li richiusi e poi... mentre stavo per compiere il folle gesto, sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Rimasi un attimo ferma, perplessa. Pensando che fosse mio marito, continuando a tenere gli occhi chiusi, cominciai a piangere.
Mi sentivo avvolta da una calda presenza, c’era intorno a me una sensazione di benessere, di caldo, di pace.
Meccanicamente posai la mano sulla spalla, convinta di incontrare quella di mio marito, ma non avvertii nulla. Allora aprii gli occhi, guardai nello specchio e vidi, come riflesso, un volto che mi sorrideva, mi voltai di scatto, non c’era nessuno dietro di me, guardai ancora, quel volto mi sorrideva mentre lentamente spariva come risucchiato dal fondo dello specchio. Al suo posto comparve l’immagine di due bimbi che correvano con le braccia aperte, venivano verso di me e mi chiamavano.
Sì, questi li riconoscevo, erano i miei figli, che avevo dimenticato, presa dall’angoscia del mio vuoto interiore.
Ripresi a piangere con gli occhi chiusi. Poi li riaprii, pensando che tutto fosse stato frutto del mio subconscio, ma ritrovai nello specchio l’immagine sorridente di quell’uomo, che io non conoscevo, o almeno così mi sembrava, che mi incuteva un senso di pace e di speranza.
Guardai a lungo quell’immagine, mi era familiare, ma non riuscivo a focalizzare a chi appartenesse.
Stetti un po’ a riflettere, poi, frastornata me ne andai a dormire.
Passai prima dalla camera dei miei figli e li vidi dormire sorridenti e sereni, poi entrai in camera mia e avvertii il respiro pesante di mio marito, che dormiva serenamente, ignaro di quanto in quella notte avevo vissuto.
Rimasi a lungo distesa nel letto cercando di capire e ricordare, così lentamente mi addormentai.
Meccanicamente posai la mano sulla spalla, convinta di incontrare quella di mio marito, ma non avvertii nulla. Allora aprii gli occhi, guardai nello specchio e vidi, come riflesso, un volto che mi sorrideva, mi voltai di scatto, non c’era nessuno dietro di me, guardai ancora, quel volto mi sorrideva mentre lentamente spariva come risucchiato dal fondo dello specchio. Al suo posto comparve l’immagine di due bimbi che correvano con le braccia aperte, venivano verso di me e mi chiamavano.
Sì, questi li riconoscevo, erano i miei figli, che avevo dimenticato, presa dall’angoscia del mio vuoto interiore.
Ripresi a piangere con gli occhi chiusi. Poi li riaprii, pensando che tutto fosse stato frutto del mio subconscio, ma ritrovai nello specchio l’immagine sorridente di quell’uomo, che io non conoscevo, o almeno così mi sembrava, che mi incuteva un senso di pace e di speranza.
Guardai a lungo quell’immagine, mi era familiare, ma non riuscivo a focalizzare a chi appartenesse.
Stetti un po’ a riflettere, poi, frastornata me ne andai a dormire.
Passai prima dalla camera dei miei figli e li vidi dormire sorridenti e sereni, poi entrai in camera mia e avvertii il respiro pesante di mio marito, che dormiva serenamente, ignaro di quanto in quella notte avevo vissuto.
Rimasi a lungo distesa nel letto cercando di capire e ricordare, così lentamente mi addormentai.