LA MOTO
Per raggiungere la scuola dove insegnavo dovevo prendere l’automobile. Stavo tornando da scuola, erano circa le 14,30. Sia le strade di campagna che quelle dei paesi che attraversavo, erano deserte. Avevo guidato con molta attenzione, perchè erano solo due giorni che prendevo l’auto da sola, all’ultima svolta che portava a casa mia, fui presa dalla gioia di essere finalmente arrivata e per la contentezza cominciai a canticchiare il Valzer di Strauss, dondolandomi al suono di quella musica e danzando.
Il fatto è che cominciai a danzare con la macchina, per cui muovevo lo sterzo da destra a sinistra, e poi di nuovo a destra e sinistra ondeggiando per la strada come se stessi piroettando sui tacchi.
Era l’ultimo giro, poi sarei entrata nel cancello di casa mia. Non so come successe ma, nell’ultimo giro verso destra, fui investita in pieno da una motocicletta che arrivava a grande velocità. La moto rimbalzò dall’altra parte della macchina, piroettò su se stessa, sbalzando il ragazzo in mezzo alla strada. Un miracolo... il ragazzo si alzò, prese la sua moto e mi guardò costernato. Non aveva riportato neppure una ferita o una minima escoriazione, la sua moto non aveva riportato danni considerevoli. Sembrava che tutto fosse accaduto come in un sogno. A mio marito uscito al rumore dell’impatto, il ragazzo disse, come in effetti era, che si era visto tagliare la strada all’improvviso e non aveva avuto il tempo di scansarmi.
Non voglio dire cosa fui costretta ad ascoltare, ma la cosa non mi toccava, tutto mi scivolava addosso, mentre la mia mente continuava a cullarsi sulle note del Valzer di Strauss, profondamente convinta che se tu guardi sempre verso il Cielo, il Cielo interverrà quando tu commetti delle imprudenze.
Gli uomini la chiamano fortuna, io ho sempre pensato che fosse l’aiuto del Cielo.
Il fatto è che cominciai a danzare con la macchina, per cui muovevo lo sterzo da destra a sinistra, e poi di nuovo a destra e sinistra ondeggiando per la strada come se stessi piroettando sui tacchi.
Era l’ultimo giro, poi sarei entrata nel cancello di casa mia. Non so come successe ma, nell’ultimo giro verso destra, fui investita in pieno da una motocicletta che arrivava a grande velocità. La moto rimbalzò dall’altra parte della macchina, piroettò su se stessa, sbalzando il ragazzo in mezzo alla strada. Un miracolo... il ragazzo si alzò, prese la sua moto e mi guardò costernato. Non aveva riportato neppure una ferita o una minima escoriazione, la sua moto non aveva riportato danni considerevoli. Sembrava che tutto fosse accaduto come in un sogno. A mio marito uscito al rumore dell’impatto, il ragazzo disse, come in effetti era, che si era visto tagliare la strada all’improvviso e non aveva avuto il tempo di scansarmi.
Non voglio dire cosa fui costretta ad ascoltare, ma la cosa non mi toccava, tutto mi scivolava addosso, mentre la mia mente continuava a cullarsi sulle note del Valzer di Strauss, profondamente convinta che se tu guardi sempre verso il Cielo, il Cielo interverrà quando tu commetti delle imprudenze.
Gli uomini la chiamano fortuna, io ho sempre pensato che fosse l’aiuto del Cielo.